Una notizia si aggira in questi giorni sulla stampa e in rete. Possiamo sintetizzarla come fa, per esempio, uno di questi quotidiani: “Una ricerca Usa su 22 mila imprese dice che nei cda dove le donne sono almeno tre su dieci la quota di utile aumenta del 6%”. (vedi qui: Così le donne al comando fanno crescere l’utile dell’azienda – Corriere.it).
Quello che stupisce è lo stupore con cui questo risultato viene riferito. In realtà abbiamo una ricerca, per quanto enorme, che dice cose già dette e documentate ampiamente da più di un decennio (ci ricordiamo Womenomics?). E’ il fondamento su cui si basano molte attività di donne d’azienda per promuovere le carriere femminili.
E sono note anche le supposte ragioni. “Le manager sono consapevoli di essere guardate a vista e quindi danno sempre il massimo. Lavorano di più. Mediamente sono molto preparate perché devono dimostrare di meritare un posto che è stato affidato loro grazie a una legge” dice Daniela del Boca nell’articolo citato. Ma più interessante nel suo commento è l’ultima frase: “Il loro arrivo scardina dinamiche di potere tanto consolidate quanto controproducenti. Penso per esempio alla corruzione”. E’ questo l’elemento essenziale su cui ragionare.
A proposito di donne al comando. Un articolo di Luisa Pogliana sul sito della Libreria delle Donne