Negli ultimi mesi a Milano si sono intensificate iniziative di discussione sul lavoro, sul lavoro delle donne, che hanno visto coinvolti gruppi e persone anche molto diversi del movimento delle donne. Si sentiva il bisogno di sviluppare queste discussioni in modo non occasionale. Tutto questo ha dato forma ad una inziativa a cui ho partecipato, l’Agorà del lavoro.
Chi vuole saperne di più trova una breve presentazione e l’invito qui:
http://www.scribd.com/doc/55519737/Invito-AGORA-Del-Lavoro
I miei motivi per partecipare
Il lavoro è ormai una dimensione imprescindibile nella vita delle donne. Per questo il lavoro può costituire il nuovo punto di incontro delle donne, per ragionare e provocare cambiamenti. Il lavoro delle donne è attraversato da molte cose comuni, ma i lavori sono anche diversi, e comportano problematiche, analisi e pratiche differenziate.
Io, con le altre donne di Donnesenzaguscio, mi occupo della specificità di essere donne e manager, e siamo convinte che ciò riguarda anche il lavoro di tutte le donne. Perché molte donne in queste posizioni oggi non si appiattiscono sui modelli maschili dominanti, e mettono in atto tentativi di rottura delle regole aziendali, agiscono mettendo in questione gli obiettivi e le modalità di funzionamento dell’azienda. In molte ci chiediamo come aprire più spazi a questa visione, che esprime un diverso modo di governare le aziende. Crediamo nella necessità di portarla là dove si decidono le politiche aziendali, dove può diventare una possibilità di cambiamento, non solo per le donne, ma per il lavoro di tutti, uomini e donne.
In un recente incontro su questi temi ho sentito una frase: “Sappiamo che il mondo della produzione non ha cuore la vita delle donne, non ha a cuore la vita di nessuno”. Si, lo sappiamo. Ma quella frase può avere un seguito. In realtà non c’è proprio nessuna legge economica che richieda alle aziende per funzionare, e funzionare bene, di non avere a cuore la vita di nessuno. E’ un convincimento imposto che l’economia possa funzionare solo con la spietatezza. Bisogna smentirlo, dire e mostrare che un altro modello è possibile. E io vedo molte donne in posizioni di responsabilità che cercano di affermarlo nella loro realtà quotidiana, pur tra molte difficoltà e contraddizioni. Anche questo è un modo per provare a cambiare il lavoro.
Luisa Pogliana