L’incontro a Roma voluto da Managerzen e Spazio dell’anima è stato molto intenso e piacevole. A partire da un intervento di Linda Salerno che ha messo in relazione i personaggi femminili della mitologia greca con i comportamenti delle donne che si trovano nel libro (spero di recuperare questo intervento e di pubblicarlo, tanto è stato intelligente e affettuoso).
Un forte coinvolgimento è stato creato dalla presenza di quattro donne che hanno partecipato al libro con la loro storia. E hanno raccontato la loro esperienza di partecipazione al libro, dei pezzi di vita in cui si è inserita, riprendendo i temi di maggiore rilevanza per loro: Myriam Ines Giangiacomo, Pina Grimaldi, Roberta Buzzacchino e anche Samantha Gamberini, arrivata da Bologna per un incontro al Ministero delle Pari Opportunità. E’ stato coinvolgente ed emozionante, parlare con riflessioni importanti e profonde non teoricamente, ma radicate in se stesse. E io non finisco mai di stupirmi di quante donne di qualità incontro, di quanto poco vedono il loro valore se una non mette loro uno specchio davanti. Di quanti atti di coraggio mettono in campo senza clamore. Che Roberta ha definito ‘coraggi comuni’.
Proprio a questo proposito sono molto felice di poter riportare qui di seguito l’intervento di Pina Grimaldi. Il suo tema, il punto critico più importante è per lei il rapporto con il potere. Quello che non si può sentire qui è la passione e la forza con cui ne ha parlato quella sera (trascinante). Trascinante perché per Pina questi ragionamenti nascono dalle situazioni che quotidianamente vive e deve decidere come affrontare. E le affronta, appunto, con un coraggio non da leone -come mi è venuto da dire ad un certo punto- ma un coraggio da donna.
Mi piace molto il titolo del libro di Luisa, Donne senza guscio, quando l’ho letto mi sono subito trovata bene, incasellata in questo titolo. Poi ho letto il libro ed ovviamente il senso che io avevo dato era altro per lei. Continuo comunque a ritrovarmi dentro. Il significato per Luisa è riferito ad una nuova identità delle donne, che si sviluppa e si articola in modo diverso dal passato, tanto che ha bisogno di perdere la propria scorza e di vederne crescere un’altra all’interno della quale vivere. Per me il senso delle donne senza guscio è quello delle donne senza casa, senza tana. Cioè la mancanza di un rifugio dove nascondersi, ecco il senso che ho dato, le donne che vogliono stare al mondo con tutte le contraddizioni, limiti e insicurezze e non rintanate in un guscio che dà protezione e sicurezza. Pensare alle donne senza guscio mi rimanda ad un senso di libertà, nella misura in cui le donne lasciano giocare ciò che sono nel mondo, semplicemente. Questo preambolo è necessario per me, per introdurre il punto nodale che mi ha colpito molto nel tentativo di rispondere al questionario di Luisa: il rapporto con il potere. E’ chiara qual è la differenza tra uomini e donne: le donne hanno un concetto del potere fattivo, il potere per essere, per fare, per condividere; questo è quello che si rileva dai racconti delle donne “sgusciate”. Per gli uomini invece è il dominio. Questa affermazione mi suona non solo vera, ma illuminante, perché chiarisce molte situazioni, esperienze, vissuti che spesso le donne si trovano a dovere gestire. La lotta per il potere è una lotta di dominio. Questa è la regola, la difficoltà è per le donne di riconoscere questa modalità e di venire in relazione con essa. Spesso mi sono trovata in situazioni di discussioni civili dove il problema era semplicemente l’affermazione della propria superiorità per dominare l’altro. Chiamiamola come volete, ma è un gioco/rituale nel quale bisogna stabilire chi ha strumenti più adeguati per dominare l’altro. In questo gli uomini hanno una formazione e un’esperienza che le donne non possono recuperare, per quanto tentino. Le donne che imitano gli uomini nel gioco/rituale di mostrare adeguati attributi al dominio, risultano ridicole, proprio perché suona falso. Allora come devono affrontare questa situazione le donne, quando chiamate al gioco/rituale degli uomini ? Questa è la giusta domanda. Ovviamente c’è una risposta, almeno per me. Essere donna, ma senza guscio. Ricordo che vedendo il film del Signore degli anelli -Il ritorno del re- tratto dal romanzo di Tolkien, rimasi molto colpita da una scena. La scena è la battaglia finale combattuta sotto le mura della città di Minas Tirith, i buoni sono pressoché spacciati, il numero dei cattivi è esorbitante, le possibilità di vittoria sono praticamente nulle e la catastrofe incombe. Tutti gli eroi entrano in battaglia, i re in prima posizione combattono e muoiono come i soldati, perché lo scontro non conosce ranghi. Uno spettro, che cavalca un mostro alato, si aggira nel cielo e colpisce gli uomini agguantandoli e scaraventandoli a terra. Il mostro è invincibile, protetto dalla profezia secondo cui nessun uomo vivente avrebbe potuto ucciderlo. Un valoroso si batte con lui e gli affonda la spada nel corpo, il mostro stupefatto lo guarda e con sorpresa dice che nessun uomo può batterlo. Il cavaliere si toglie l’elmo ed una cascata di capelli rossi cadono sull’armatura e ricorda al mostro che nessun uomo può batterlo, ma una sola donna si. Mi piace molto questa immagine, non solo perché il mostro cattivo è ucciso, ma perché non aveva messo in conto il coraggio di una donna, non aveva lontanamente pensato alla possibilità che una donna potesse ucciderlo. Credo che questo possa essere riportato alle nostre vite vissute in tutti i piani della nostra esistenza. Questa immagine ci porta tante indicazioni. Se il potere è sinonimo di dominio, abbiamo un alleato: la sorpresa. Le donne possono contare sullo stupore di chi gestisce il potere come dominio, in quanto non ci si aspetta il coraggio e la forza, da una donna. Non ci si aspetta che le donne si misurino, che si pongano nella posizione di perdere o di vincere, è questa la qualità più importante dell’essere donne senza guscio, comunque vada ci si è confrontate. Altra indicazione: chi gestisce il potere come dominio mette in gioco gli stessi schemi, perché quelli conosce e pensa di misurarsi sullo stesso piano. Agire il potere con le qualità di una donna significa scompaginare gli schemi, significa rompere equilibri e dare possibilità nuove. Le modalità con le quali la donna si confronta sono diverse e l’uomo di dominio non sa come rispondere, se posti sullo stesso piano di azione, l’uomo di potere si disorienta. Una delle strategie del potere come dominio è l’annientamento dell’altro. Come donne siamo state sempre annientate: un uomo non regge se un altro uomo riesce ad annientarlo; una donna può, perché l’ha sempre vissuto. E’ abituata. Ha le qualità per conservare la forza ed usarla, senza sentirsi annientata, perché per lei non conta. Le donne hanno la forza per risollevarsi tante e tante volte, e ogni volta rinasce con forze nuove, l’annientamento non funziona con le donne. Il prezzo di tutto questo è il disagio. Il disagio di trovarsi in un contesto dal quale ci si sente estranei e del quale si ha paura. Il prezzo di ricominciare da capo continuamente e la pazienza di spiegare ancora una volta cosa si è e dove si pensa di andare. Dicevo paura, forse dovremmo accogliere la paura ed il desiderio di tornare nel nostro guscio, caldo e protetto dove potere essere sicure, di non essere messe alla prova sul terreno del dominio. Questo forte desiderio che accompagna le donne di tornare alla propria vecchia tana dove nascondersi, dentro il proprio guscio. Il mondo non appartiene alle donne ed il senso di estraneità, di non sentirsi parte dei giochi, fa sì che le donne si tengono alla larga da contesti di potere. Forse è su questo terreno che dovremmo non demordere e testimoniare che può essere diverso e che deve esserlo. Le donne che hanno delle responsabilità nelle aziende, nella politica hanno oggi un compito importante dare testimonianza e considerato come va il mondo, le donne hanno il dovere di entrarci e di cambiarlo: non c’è più tempo.
Pina Grimaldi