Il potere cambia tutti. Ci ricordiamo di Spinrad che in pieno 1969 pubblica il libro Jack Barron Show, dove un ideologo del ’68 fondatore di un partito ribelle finisce per condurre un programma televisivo con milioni di spettatori. Da lì non esce più perché, dice, il potere è come avere la scimmia sulla spalla. Il potere come droga. Perché non dovrebbe corrompere anche le donne? Ci imbattiamo sempre in quel luogo comune per cui le donne che raggiungono il potere sono peggio degli uomini. Ma la ragione c’è: chi ha il potere procede per cooptazione e sceglie gli uguali a sé. Così in azienda il meccanismo finora prevalente quando si apre per una donna l’accesso ai luoghi del potere sono quelle disposte ad assimilarsi che vengono selezionate. Per questo molte manager, pur capaci e con idee innovative, tendono a tenersi fuori dai ruoli decisionali più alti, perché il potere è maschile, si manifesta spesso come dominio e controllo, arbitrio e autoreferenzialità, con logiche in cui le donne non si ritrovano. E’ un aut aut tra adattarsi o tenersi fuori, ma in ogni caso si tengono le idee diverse, innovative fuori da dove le politiche aziendali si fanno.
Un mostro vincibile. Da una cultura di potere a una cultura di governo.