Ci troviamo ancora una volta a parlare di ciò che ci ostacola l’accesso alle posizioni decisionali alte, dove si esercita il potere, perché anche su questa realtà le cose si stanno muovendo. Certo il potere è ancora largamente in mano agli uomini, che continuano a cooptare altri uomini. Ma si comincia a vederlo in modo diffuso come un fattore non solo ingiusto per le donne, ma anche negativo per le ricadute economiche e sociali. Tanto che su questo ci sono stati interventi istituzionali, come per esempio la nota legge sulle quote di donne nei CDA. Ma non possiamo aspettare che il cambiamento ci venga dall’alto o da altri soggetti. Niente cambia se non ci muoviamo noi. Anche quella legge non è nata solo dalle due parlamentari, ma dalla forte pressione delle donne per rimuovere questi sbarramenti. La proposta di questo incontro è dunque di spostare l’attenzione su di noi, su quella parte del problema che può stare nelle nostre mani.
Il rapporto con il potere è sempre stato problematico per le donne, perché in prevalenza viene esercitato come comando e controllo, con logiche in cui le donne non si ritrovano. Così tendono a tenersi lontane da questi luoghi anche quando ci sia qualche possibilità di entrarvi.