Una sorprendente genealogia: L’articolo di Luisa Pogliana su Direzione del Personale

Sono state alcune donne a fondare l’idea stessa di management fin da metà
‘800! Questo protagonismo femminile continua per due secoli e giunge
a oggi con una sbalorditiva ricorrenza di princìpi fondamentali

E’ una genealogia evidente, eppure poco conosciuta. Perché questa continuità in luoghi e tempi diversi? Perché le donne di ieri e di oggi sono portatrici di nuove visioni nel governo delle aziende? Perché ciò che le accomuna è sempre la concezione del potere?
Nella mia ricerca mi sono imbattuta in alcune studiose precorritrici che fin dalla metà ‘800 hanno definito un management “democratico”. La prima è Beatrice Webb (1858, Inghilterra) fondatrice della London School of Economics, che introduce il concetto di Democrazia Industriale, “la parte­cipazione dei lavoratori al governo delle aziende, che può stare insieme a una gestione aziendale efficiente”.
Segue Mary Parker Follett (1868, Boston), la madre del management moderno, consulente internazionale. Al centro del suo pensiero ci sono le forme del potere: il potere-su, il dominio, che impedisce lo sviluppo dei lavoratori, e il potere-con, condiviso con i lavoratori, creando una leadership diffusa. E nel dopoguerra Joan Woodward (1916, Inghilterra) docente di organizzazione del lavo­ro, vuole verificare la reale efficacia delle teorie dell’Accademia, che riteneva il modello taylorista il migliore. Con una vasta ricerca, smentisce che ci sia un unico modello ottimale. Le aziende hanno successo se si creano un’organizzazione funzionale alla loro contingenza. Fu emarginata, dimenticata, perché aveva messo in discussione l’Accademia, e mostrato che quelle regole erano funzionali ad un management autocratico.

Ma venendo poi alle manager contemporanee, che cominciano a crescere nei decenni avanzati del ‘900, troviamo Marisa Bellisario (1935), la prima donna top manager internazionale, che
ha portato un profondo cambiamento culturale nel management. Lo si vede nella sua vicenda più importante, il salvataggio dell’Italtel, colosso pubblico della telefonia portata al fallimento dai vari interessi politici. Ma lei prospetta un piano di salvataggio: informa tutti con trasparenza, collabora con i sindacati, elimina il 70% dei ma­nager “incapaci”, sposta la produzione su prodotti d’avanguardia investendo in ricerca, riqualifica il personale, riduce gli esuberi clientelari ma senza licenziamenti, cambia le politiche per le donne (le neolaureate nel settore tecnico passano dall’8 al 28%, e mette donne in ruoli manageriali di alto livello). In tre anni l’azienda è salva. Eppure, è stata fortemente ostacolata in successivi proget­ti strategici per l’Italia. A un giornalista che le chiede “chi ama di più il potere tra gli uomini” risponde: “Tutti”.
Oggi, con la cresciuta presenza di donne manager, nelle aziende c’è un nuovo soggetto collettivo: ma­nager eccellenti, accomunate da un punto di vista femminile sul modo di governare le aziende. En­trano nei luoghi decisionali alti ma senza adattarsi alle loro regole. Rifiutano il potere come comando e controllo, usano la loro autorità nell’interesse di tutta la comunità aziendale. Perché l’azienda è il luogo in cui convergono soggetti diversi con interessi diversi, ma di tutti bisogna tenere conto perché tutti contribuiscono a crearne il valore.

“Mi criticano perché mi trucco, tingo i capelli biondo platino, porto i pantaloni, cambio pettinatura. La lista delle cose che un dirigente donna non deve fare è infinita. Credo si riassuma nella regola che un dirigente non deve essere donna e se, per disgrazia, lo è deve nasconderlo il più possibile. Il mio modo di essere donna è, secondo loro, inadatto a un manager e potrebbe rivelarsi negativo per la mia carriera … lo ho fatto carriera senza imitare modelli maschili” Marisa Bellisario

Concezioni dirompenti, rispetto al neoliberismo imperante. E concretizzate in nuove pratiche azien­dali, con due fondamentali princìpi. Il primo è che l’azienda cresce se crescono le persone che vi lavorano, sviluppando le loro potenzialità, e una responsabilizzazione diffusa.
L’altro principio è che la vita è intera e l’organiz­zazione del lavoro deve tenere conto di “tutto il lavoro necessario per vivere”: nelle necessità famigliari e nelle possibilità di carriera nel lavoro. Per tutti, donne e uomini.
Ma c’è un altro obiettivo necessario: portare più donne – con una testa di donne – nei livelli de­cisionali alti per cambiare la natura del potere. Perché il vertice aziendale è quasi esclusivamente degli uomini, così la cultura aziendale che lì si forma resta maschile e spesso misogina. Con conseguenze pesanti per tutte le donne.
Questa trasformazione del modo di governare le aziende non può esistere senza le don­ne e la loro visione, ma non
può venire solo dalle donne. Non sono pochi gli uomini che non vogliono un management “virile”, di sopraffazione, e possono essere alleati.
Il filo rosso che lega le don­ne di questa genealogia è il rifiuto del potere che co­nosciamo come comando, controllo, sopraffazione. E la necessità di un manage­ment democratico, che tiene conto di ogni persona che lavora in azienda. Si può pensare che questo atteggiamento deri­vi dalla loro personale esperienza di vita in una società patriarcale. Hanno sperimentato su di sé la misoginia come strumento di potere. E essere sottoposte a un potere gerarchico che non con­sente la libertà delle donne, impone ruoli e limiti a vantaggio degli uomini. E a svantaggio di tutta la comunità.
Conoscere questa genealogia di donne nel mana­gement, scoprire l’incredibile vicinanza di visione e la potenza che sprigiona, non è solo una storia interessante per non dimenticare grandi donne. È una relazione tra donne nel tempo: loro ci tra­smettono forza, ci danno fiducia nel nostro modo di essere manager fuori dalle
regole dominanti. Noi ci ar­ricchiamo della loro autorità così offuscata, e la riportiamo nel patrimonio di tutte.
Tutte possiamo fare qualcosa per cambiare il contesto in cui viviamo e lavoriamo. Può dare forza e idee a chi vuole cambiare il lavoro a partire dal legame vita/lavoro. Don­ne e uomini che vogliono met­tere in discussione il potere e la sua radice misogina.

Titolo: Una sorprendente genealogia. L’autorità femminile nel management dall’8OO a oggi
Autore: Luisa Pogliana
Casa editrice: Guerini Next
Anno edizione: 2022

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