Com’è stato l’incontro ‘Un passo in alto, oggi: Segnali positivi’ .

Un passo in alto, oggi

“Raccogliere positività non è banale” “I segnali positivi ci sono, danno forza e sono contagiosi” “E’ un lavoro necessario” “Mi rinforza la convinzione che noi donne siamo con guscio coriaceo !!!” “Sono felice di avere uno spazio per questa condivisione” “Mi fa vedere che c’è un mondo femminile che pensa a queste cose” “Capacità di ascolto, interesse reciproco, confronto rispettoso anche nelle differenze, competenze molto alte e preziose” “Mi dà tanta forza per andare avanti: quando si tracciano nuovi sentieri nel deserto, è bello sapere che c’è qualcuno con te e che ti aiuta perché fa la tua stessa esperienza”

Parole di alcune donne che hanno partecipato all’incontro. Ecco una sintesi di quanto è emerso.

Le cose positive che vengono dalle donne: effetti, nuove politiche, prospettive del nostro agire

Non siamo impazzite per parlare di segnali positivi in una situazione così grave, soprattutto per le donne. Perché succede che nonostante l’indebolimento della presenza femminile nel lavoro -causa covid- le donne non arretrano nella consapevolezza e nell’agire. Il confronto politico tra noi e ragionare insieme permette di vedere quanto di positivo viene proprio dalle donne.

Ci sono evidenze anche nel nuovo Governo italiano. Al di là di ogni valutazione in merito, alcuni indirizzi del programma toccano le questioni su cui ci battiamo: “…abbiamo uno dei peggiori gap salariali tra generi…. una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. ..bisogna garantire parità di condizioni ... un sistema di welfare per superare la scelta tra famiglia o lavoro…”. Certo non ci aspettiamo che arrivino da lì politiche e leggi che risolvano tutto questo. Però sottolineiamo che per la prima volta questi obiettivi entrano nel programma di un Governo. E’ un risultato del nostro impegno di donne contro queste vertiginose discriminazioni. Se noi non avessimo parlato e agito costantemente questo non sarebbe successo, non se ne parlerebbe oggi così tanto: abbiamo reso il problema visibile e non più evitabile. Non sottovalutiamo mai l’importanza di quello che facciamo. Per il resto, sta sempre a noi continuare ad aprirci spazi in queste direzioni.

Sappiamo che le condizioni di lavoro eque si creano se cambia la cultura di chi in azienda decide le politiche -il vertice, appunto-, fatto quasi solo da uomini che continuano a riprodurre una cultura misogina: per questo occorre che in quei ruoli entrino donne con una visione diversa. Che è il nostro obiettivo.Sappiamo anche che per cambiare la squilibrata gestione domestica non basta il welfare, serve una forte battaglia culturale, in casa e in azienda. In casa, per far crescere tra le donne la convinzione che è necessario e possibile negoziare con il proprio compagno sulla condivisione di queste incombenze; che non si mette in gioco la relazione affettiva, e gli uomini possono essere ricettivi più di quanto pensiamo. In azienda, perché questi comportamenti che avvengono nel privato, sono l’altra faccia di ciò che avviene lì, dato che nella cultura delle organizzazioni prevale ancora una concezione maschile del lavoro, del tempo, della separazione dal resto della vita.

Ci aiuta dunque vedere che ci sono donne che stanno facendo succedere cose positive nelle aziende .

Le manager che hanno assunto ruoli decisionali alti senza schiacciarsi sul modello maschile, hanno per questo un effetto trainante. Altre donne riconoscono la loro autorità, si sentono più sicure di poter assumere a loro volta ruoli di responsabilità. Perché vedono un modo di essere manager, di esercitare il potere insito nel ruolo, diverso da quello – respingente per molte- trasmesso dagli uomini. L’effetto traino non è stato programmato, è diventato uno sviluppo ‘naturale’. Le manager di livello alto, in più, vedono le potenzialità delle giovani, le promuovono, e le sostengono. Controbilanciando il fatto che quando entrano in ruoli di middle management sono facilmente attaccate ‘dal basso’. E’ importante questo rafforzarle nella certezza di essere all’altezza del ruolo: l’attacco è rivolto alle donne che vanno più avanti, non alla loro professionalità. E consolidare la posizione di un’altra donna solidifica anche la propria. Queste relazioni tra donne sono preziose: sviluppano una capacità di cambiamento imprevedibile.

Altre manager mettono in atto strumenti organizzativi con vincoli tesi a tagliare le discriminazioni. Per esempio, manager alla direzione del personale -cercando l’alleanza, importante, con manager maschi influenti- pongono l’obiettivo aziendale di raggiungere un’equa distribuzione uomini-donne in tutti i livelli dell’organizzazione, e nelle strutture dove si decide. Questo obiettivo diventa parte degli indicatori con i quali i dirigenti vengono premiati. Non basta però solo un meccanismo automatico. E’ essenziale il coinvolgimento consapevole delle donne: si mettono in campo attività di coaching in modo che le donne possano esprimere e far conoscere le loro aspettative, e superare eventuali resistenze alla propria ambizione (motivate spesso da un contesto famigliare che inibisce questo desiderio). Più in generale, si fa un continuo lavoro sulla cultura. Perché contiene atteggiamenti così radicati che gli uomini non si rendono conto di come si traducano in atti discriminatori: si interviene sui criteri con cui si scelgono le persone, anche nei progetti strategici e nel processo di promozione a quadri e a dirigenti. Si fa ripulitura dei linguaggi nei documenti aziendali che usano solo il genere maschile (con impliciti pregiudizi e stereotipi).

La determinazione femminile a non arretrare ed anzi ad andare avanti, fa sì che per reazione la misoginia si diffonda nella vita quotidiana di lavoro. Questo ci irrita, ci ostacola, ci ferisce. Ma è un buon segno: è un tentativo di rivalsa, è l’ammissione del fatto che non riescono a fermare le donne. E non è un flagello biblico inevitabile. Questa misoginia quotidiana, a volte subdola, può essere contrastata. Cominciando dal saperla riconoscere. Dice una di noi: non parliamo di grandi problemi come il paygap ecc…sono piccole pratiche quotidiane, che colpiscono tutte, Ma abbiamo il potere di contrastarle con alcune piccole, costanti e coraggiose mosse di kung-fu”. Ci sono vari strumenti con i quali possiamo arricchirci nella capacità di bloccare il maschilismo tossico: possiamo impararli, trasmetterceli. Anche su questo continueremo a lavorare.

I segnali positivi non sono frutto di un’ottuso ottimismo, sono reali, sono contagiosi, e vengono dalle donne.

 

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