Introduzione di Luisa Pogliana all’incontro ‘UN PASSO IN ALTO. Più donne ai vertici per cambiare la natura del potere’ 8 maggio Milano

Parliamo ormai da anni del nostro pensiero e delle nostre pratiche differenti come donne manager. Oggi credo che siano maturi i tempi per fare un salto di qualità. Partiamo da un fatto. La legge che vincola i Consigli di Amministrazione a una presenza di donne almeno al 30% ha raggiunto l’obiettivo. Tuttavia poco è cambiato nelle aziende .

Perché nel CdA il potere di indirizzo sulle politiche aziendali spetta all’amministratore delegato, alcuni top manager e rappresentanti degli azionisti. Le altre figure -sindaci e consiglieri- hanno più che altro compiti di controllo. E proprio in queste cariche si concentrano – due terzi- le donne oggi nei Cda. Conseguenza del fatto che se non ci sono donne nei ruoli di AD e di top manager in azienda, non ce ne saranno nemmeno nei ruoli decisivi del Cda. Inoltre il Cda (almeno in Italia) si occupa degli indirizzi dell’azienda. Ma come fare a realizzarli, si decide dentro l’azienda, ai livelli più alti del management

Il top management -dove effettivamente si decidono le politiche aziendali- resta però territorio degli uomini.

Sappiamo quanto inutilmente sono state blandite le aziende con ricerche sui vantaggi economici portati da più donne ai vertici. Evidentemente l’accesso delle donne a quei livelli tocca una posta più importante perfino del risultato economico. Infatti tocca il ricambio dell’élite, che tende sempre a riprodursi uguale a se stessa. E dato che è un’ élite maschile, le donne non sono cooptate. Così la cultura aziendale continua a essere solo maschile e spesso misogina.

Con conseguenze gravi per la vita delle donne. Per esempio la disparità retributiva tra uomini e donne, che porta all’enorme disparità di ricchezza posseduta (documentata dalla Banca d’Italia). La cui causa principale è il mancato accesso delle donne alle carriere (a tutti i livelli), che comportano anche maggiore remunerazione. Disparità che tocca tutte le donne. Anche dove i contratti impongono pari salario a pari mansioni, i settori con più manodopera femminile hanno retribuzioni medie più basse rispetto a quelli più maschili (es il tessile verso il metalmeccanico). Persino le donne star del management sono comunque pagate molto meno dei corrispondenti uomini. Dunque il lavoro degli uomini vale sempre più di quello delle donne. E questo lo decidono gli uomini. E lo decidono perché stanno in posizioni dove possono imporre le loro regole.

C’è oggi consapevolezza che si si tratta di un sistema di prevaricazione, e c’è voglia di non lasciare che continui. Ma per questo non basta solo fare più spazio alle donne e alla loro differenza.  Bisogna cambiare questa culturadove si crea e agisce: nel top management. Bisogna che più donne entrino lì, donne che agiscono consapevolmente con il loro punto di vista differente sul lavoro, sul potere, sul modo di governare le aziende. Consapevoli che non è in gioco solo la propria libertà di carriera, ma la possibilità di incidere sul lavoro di tutte le donne, e degli uomini, data la maggiore discrezionalità insita in questi ruoli

Ma per questo bisogna che ci muoviamo noi, perché i ruoli ‘di potere’ non ce li dà nessuno. Cominciando da quella parte del problema che sta nelle nostre mani. Sappiamo infatti che spesso dentro di noi ci sono resistenze a fare questo passo. Allora chiediamoci: cosa ci frena? cosa non facciamo? cosa temiamo ?

Ovviamente nessuna donna è tenuta a assumere questi ruoli se non lo desidera.Ma a volte non ci concediamo di ambire a una situazione in cui possiamo avere ‘potere’, cioè la libertà di agire. Perché l’ambizione femminile è marchiata come negativa. Perché pensiamo di non essere all’altezza. Perché temiamo i conflitti con gli uomini al più alto livello di potere che agiscono con modalità che non sono le nostre. Perché le decisioni provocano anche scontento, mentre noi cerchiamo l’approvazioneE dunque, non ci facciamo avanti, non cogliamo le occasioni che emergono, non mettiamo a fuoco i nostri obiettivi e non facciamo progetti per realizzarli.

Sono solo accenni, che vedremo meglio attraverso l’esperienza di alcune manager. Perché nel pensare a questo passo non siamo sole, può aiutare molto il confronto con altre donne, dentro e fuori la propria azienda. Per capire di più noi stesse, il contesto, come muoversi. E anche cosa si può fare in azienda. Molte manager infatti hanno assunto ruoli decisionali alti e hanno così potuto realizzare politiche in discontinuità con la cultura corrente. Alcune hanno attuato politiche mirate proprio a sviluppare le carriere di altre donne a tutti i livelli di responsabilità. 

Ascolteremo queste esperienze , perché ci danno alcune indicazioni: Che è possibile entrare nei luoghi ‘del potere’ e usarli diversamenteChe donne consapevoli nel top management possono aprire possibilità ad altre. Che possiamo fidarci di noi stesse.  Ricordiamoci quelle volte che abbiamo fatto cose che pensavamo di non saper fare, sorprendendo noi stesse. Di quando abbiamo superato i nostri timori e assunto una responsabilità più alta e ci siamo accorte che la realtà non era così minacciosa.

Nessuno dice che è facile, comporta fatica, conflitti e qualche rischio. Ma il rischio peggiore è rimanere in questo intollerabile sistema. E pensiamo anche che in questo passaggio non ci sono solo problemi: c’è anche il piacere di muoversi negli spazi sempre preclusi, senza sottostare a come quello spazio è stato definito. E il piacere è strettamente legato alla libertà. Questo incontro è proprio per prenderci più libertà: per liberare la nostra ambizione e poter fare questo passo in alto.

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